Le statue di Bratislava: Svätopluk, il “re degli slovacchi”

Sullo spiazzo antistante il castello di Bratislava si trova la grande statua equestre in bronzo di Svätopluk, il terzo e più importante sovrano della Grande Moravia, vissuto nel IX secolo, realizzata da Ján Kulich e inaugurata nel 2010. La statua in bronzo, alta 4,70 metri ed è posta su uno zoccolo di granito di oltre 3 metri di altezza; rappresenta Svätopluk in posa da condottiero che leva la spada al cielo mentre monta su un cavallo nell’atto di impennarsi. Sul piedistallo, una targa riporta la scritta “Svätopluk – Re degli antichi slovacchi”. Sempre sul piedistallo è riportato l’inizio del testo della bolla Industriae tuae di Papa Giovanni VIII, che il pontefice inviò a Svätopluk nell’880.

Svätopluk I, nipote di Rastislav, conosciuto anche come “il Grande” (e in latino in diversi modi tra cui Sventopulch) è una delle figure più importanti della storia slava. Fu il Principe del Principato di Nitra e più tardi, negli anni 871-894, il terzo sovrano della Grande Moravia, che sotto il suo regno raggiunse la sua massima espansione territoriale. Nell’870 detronizzò lo zio Rastislav, che era vassallo di Ludovico II il Germanico, e lo tradì con i Franchi, che tuttavia nel giro di un anno lo imprigionarono. Liberato dai Moravi che si ribellarono ai Franchi, Svätopluk condusse i ribelli alla vittoria sugli invasori. Più tardi non rispettò il trattato di pace concluso con i Franchi nell’874, espandendo i suoi territori e invadendo persino la Marca di Pannonia, confine orientale dell’Impero carolingio. Svätopluk stabilì un buon rapporto con i papi che presero formalmente sotto protezione lui e il suo popolo nell’880. In una lettera, Papa Stefano V lo indicava come “Re”nell’885. Per placare il clero tedesco, che si oppose alla liturgia in lingua glagolitica (o antico slavo ecclesiastico, lingua creata da San Cirillo), espulse i discepoli di Metodio dalla Moravia nell’886, dopo la morte del loro maestro, che era vescovo di Moravia e Pannonia. Poco dopo la morte di Svätopluk il regno di Grande Moravia crollò, tra i conflitti della lotta di potere tra i suoi figli e le incursioni ungheresi. Il suo regno comprendeva parti del territorio della moderna Repubblica Ceca (Moravia e Boemia), Slovacchia, Polonia e Ungheria. Nella letteratura slovacca del XVIII-XIX secolo Svätopluk venne erroneamente indicato come “Re degli Slovacchi”.

Secondo la leggenda, quando morì nel 894 Svätopluk chiamò i suoi tre figli, cui consegnò il paese diviso in tre parti. Rese il primo governatore, e gli altri due subordinati al primogenito. Li ammonì invitandoli a essere uniti e mostrò loro un esempio: legò tre aste e le consegnò al primo figlio per romperle. Quando le forze di questi non bastarono a spezzarle, le diede al secondo e poi al terzo. Quindi divise le tre aste e ne diede una a ciascuno. Essi le spezzarono in un attimo. E poi disse: «Se rimarrete uniti e in armonia i vostri nemici non saranno in grado di sconfiggervi. Se tra voi c’è un conflitto e siete divisi in tre governi, non soggetti al primogenito, vi annienterete a vicenda e i vostri nemici vi abbatteranno!». Ma parlò invano. Indebolita da lotte intestine e dal continuo conflitto alle frontiere contro l’impero dei Franchi, la Grande Moravia subì un collasso definitivo ad opera dei Magiari intorno all’inizio del X secolo. Da allora, il territorio attuale della Slovacchia rimase per nove secoli soggiogata all’Ungheria, fino alla fine della prima guerra mondiale e alla creazione della Cecoslovacchia.

Il monumento al Castello di Bratislava, promosso dalle tre più alte cariche dello Stato slovacco (i presidenti della Repubblica, del Parlamento e del Consiglio dei ministri), fu fonte di aspre critiche da parte di molti politici che ne disapprovarono l’uso strumentale di propaganda in piena campagna elettorale, a poche settimane dalle elezioni parlamentari del 2010. Il battesimo della statua fu compiuto in diretta televisiva, con uno show serale di grande presa emotiva. Otto urne con la terra dalle altrettante regioni della Slovacchia furono tumulate con enfasi nella base del monumento, a rappresentare il rilievo patriottico (nazionalista) dell’opera. Tra le critiche vi fu anche quella per la commissione della statua a uno scultore in passato compromesso con il regime comunista, anziché a un artista libero da affinità politiche. Nemmeno gli storici, nonché il mondo dell’arte, furono contenti degli stilemi artistici e di rispetto storico della statua, che tuttavia rimase al suo posto.

 

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