Nuova vita a sette bunker sulla ciclabile della Cortina di ferro lungo il fiume Morava

La Regione di Bratislava intende restaurare i bunker che si trovano lungo il fiume Morava, dove oggi corre una pista ciclabile parte del circuito europeo Eurovelo 13 che segue la vecchia Cortina di ferro tra Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest. I bunker erano parte della difesa di Bratislava durante il regime comunista. Il ripristino dei bunker sarà sostenuto da uno stanziamento del consiglio regionale per la ricostruzione di sette bunker di proprietà dell’amministrazione comunale nell’ambito del progetto Za Mostom (Behind the bridge), co-finanziato dalla Slovacca insieme all’Austria.

Una volta rimessi nelle condizioni ottimali, i bunker costituiranno un percorso turistico a sé, e secondo il governatore Pavol Freso saranno in grado di attirare più visitatori – cicloturisti, escursionisti, sportivi – dalla Slovacchia e dall’estero. Il rinnovo dei bunker renderà ancora più interessante, secondo i promotori, nello sviluppo del turismo transfrontaliero. Solo nel corso dell’ultimo anno sono stati aggiunti oltre 100 km di nuove piste ciclabili in regione, portanto a oltre 300 km il totale di sentieri asfaltati per biciclette e pattinatori, nella natura o nei centri abitati. Nell’ultimo anno è stata anche rinnovata la segnaletica delle piste, che sono tutte ben segnate e percorribili senza nessun bisogno di mappe o GPS anche da non appassionati. Basta prendere la bici e pedalare.

Nei pressi del nuovo ponte ciclopedonale sulla Morava, denominato “Ponte della libertà”, che si trova nel quartiere di Devinska Nova Ves della capitale, e che permette di recarsi in Austria, è stato inaugurato la scorsa settimana un nuovo monumento in memoria delle vittime che morirono mentre cercavano di espatriare durante gli oltre 40 anni del regime comunista. Questo era infatti uno dei punti più “facili” per attraversare la frontiera e fuggire in Occidente, in quanto il fiume Morava in questo punto è relativamente stretto e non eccessivamente impetuoso. Qui morirono nel tentativo di emigrare, uccisi dagli spari dei mitragliatori delle guardie di frontiera, 42 persone, i cui nomi sono stati iscritti su una grande lapide memoriale. Centinaia di altri che hanno tentato di superare il filo spinato ad alta tensione e gli altri ostacoli sono stati invece imprigionati e hanno subito persecuzioni. Lasciare la Repubblica Cecoslovacchia era un reato penale fino al 1989. Tra il 1948 e il 1989 sul confine tra Cecoslovacchia, Repubblica federale di Germania e Austria sono state uccise almeno 380 persone, secondo l’Istituto per la memoria nazionale (UPN). Non di rado, le guardie, spesso giovanissime, sparavano per dovere ma mirando sopra la testa dei fuggitivi. Per stimolare la mira dei soldati, chi colpiva un fuggiasco veniva premiato con due settimane di licenza straordinaria.

Sempre sulla stessa pista ciclabile, alla confluenza della Morava con il Danubio sotto al Castello di Devin, si trova dal 2005 un altro monumento alle vittime del comunismo, la Porta della libertà (Brána slobody), opera dello scultore Peter Meszároš, una costruzione a forma di grande portale in cemento, ‘ferito’ da decine di colpi di mitragliatore, e all’interno è un’inferriata metallica divelta e arrugginita.

(Fonte Turismo Slovacchia)