Bratislava: nelle foto di Martin Kállay una New York tra caos e solitudine

È stata inaugurata nei giorni scorsi al Castello di Bratislava una mostra del fotografo slovacco Martin Kállay incentrata su scene di vita e architetture di New York. La “città che non dorme mai” lo affascina in modo particolare, e Kállay negli ultimi anni vi ha soggiornato per diversi periodi. Girando in bicicletta con una attrezzatura ridotta e tuttavia pesante e voluminosa, ha poco a poco perlustrato tutta la città, dal pieno centro fino ai quartieri più defilati, assimilandone lo spirito e prendendosi tutto il tempo necessario per fotografarla. Ogni scatto è frutto di lunghe attese, di pazienti ritorni in orari e con condizioni diverse per cercare quell’attimo che non si ripeterà e che lui ha fissato per sempre nell’otturatore della sua macchina fotografica.

New York – una metropoli iconica della modernità, una stratigrafia di tempi – passato, presente e futuro – mescolati in modo disordinato e casuale, un crogiolo di forme e strutture, affascinante e unico è la protagonista assoluta della mostra. E poi c’è la sua gente, che spicca in queste inquadrature come se fosse gelata nella sua essenza, apparendo improvvisamente sulla scena. Persone di cui non sappiamo nulla – non il nome, l’origine o la storia che potrebbero raccontare. Sono tutte parte di una rappresentazione vivente, di un palcoscenico teatrale che apre e chiude il suo sipario ogni giorno. È la capitale del sogno americano.

Le immagini ritraggono frammenti di una metropoli sempre in movimento, ma dove in realtà le persone sono spesso solitarie, quadri rarefatti di una umanità che lavora, si sposta da un luogo all’altro, fa delle cose ma quasi con pudore, dando l’idea di una vita silenziosa, appartata, nel bel mezzo del caos, come riporta il titolo scelto per la mostra: “New York – Silent Loneliness in the Middle of Chaos”.


Il fotografo Martin Kállay

Martin Kállay ha pienamente metabolizzato questa città che è modello e sintesi delle città del mondo, dove anche i contrasti più estremi lasciano trasparire una continuità e un’armonia difficilmente riscontrabile e replicabile altrove, una città palpitante – di vita e di eccessi – in cui coesistono, a volte con fatica, etnie e culture. In questi scatti noi troviamo impiegati in giacca e cravatta, spesso soli, che vanno di fretta nelle strade del distretto finanziario di Manhattan. Ma anche gente comune, in movimento o come in attesa di qualcosa, nelle periferie o nei caffè. Immagini già viste magari in decine di film americani, ma attraverso gli occhi di Martin oggi possiamo davvero soffermarci a osservarle con attenzione. Immagini ragionate, e di frequente lungamente attese; mai davvero improvvisate.

Le fotografie ritraggono spesso scorci di Manhattan, un ambiente che Kállay ha esplorato in lungo e in largo con attenzione, e in cui si muove con evidente familiarità. Si tratta di una collezione di immagini formalmente rigorose e tecnicamente impeccabili, un’abitudine per chi fa questo mestiere nel settore commerciale e pubblicitario, ma che diventa ancora più piacevole da gustare quando l’osservatore si addentra nei dettagli grazie al grande formato. Nella serie di immagini esposte, in parte già in mostra a New York nel 2015 con alcune importanti aggiunte di nuovi scatti, è composta di stampe a colori e stampe in bianco e nero, e sono di grande impatto in entrambe le espressioni.

Il suo bianco e nero è limpido, determinato, usato per composizioni raffinate e dalle forme più semplici, chiaramente frutto di esposizioni meditate.

E il colore è usato sia per esprimere dinamicità che per mostrare meglio i contrasti tra piani diversi. Da un lato, Kállay impasta le cromìe delle scritte al neon e degli enormi cartelloni pubblicitari facendone uno sfondo ideale per le sue figure umane che, sole, in cammino o in attesa, non mostrano i volti.

Dall’altro, egli comprime con il teleobiettivo i piani molteplici e intersecati delle architetture della Grande Mela, catturando i ricchissimi toni di colore delle superfici – vetro, metallo, pietra – di grattacieli di diverse epoche, creando un accavallamento seducente e studiato di forme e colori che ammalia e dal quale non ci si riesce a staccare. In più, il fotografo aggiunge la malizia dei colori innaturali, usando spesso per queste immagini la luce più calda delle ultime ore del giorno, e creando in questo modo una città artificiosa e desiderabile che imprigiona lo sguardo.

In entrambi i casi, se a prima vista notiamo il contrasto tra vecchio e nuovo, al nostro sguardo bastano pochi secondi in più per trovare in questo accostamento un’estrema armonia ed equilibrio. Insomma, la miscela di stili, epoche, forme e materiali dei palazzi fa da perfetto contraltare al melting pot delle razze, culture e comunità che vivono in questa metropoli in un amalgama unico al mondo.

Martin Kállay è nato nel 1960 a Bratislava. Nel 1979 si è diplomato alla Scuola di arti applicate Josef Vydra a Bratislava (indirizzo Arte pubblicitaria) e nel 1986 ha completato i suoi studi presso la Scuola di cinema e televisione dell’Accademia delle arti dello spettacolo (FAMU) a Praga. È autore di numerose pubblicazioni di libri e collabora con diverse riviste e agenzie.

Martin Kállay | NEW YORK – Silent Loneliness in the Middle of chaos
Terrazza ovest (Západna terasa) del Castello di Bratislava
Aperta fino al 2 dicembre 2018
Orario: tutti i giorni dalle 13.00 alle 18.00
Info: www.martinkallay.sk