È stata inserita nella lista del Patrimonio mondiale immateriale dell’Unesco la zampogna slovacca. O meglio: la “cultura della zampogna” (Bagpipe culture – gajdošská kultúra), volendo includere tutto quello che ci gira intorno – la creazione degli strumenti, il repertorio di musiche specifiche per tale strumento, le modalità per suonarlo e gli stili interpretativi, i testi e le danze dei canti tradizionali in cui si fa uso della zampogna, l’aspetto estetico (stile e ornamentazione) dello strumento, le speciali espressioni verbali e le tradizioni popolari che ne accompagnano l’uso nella cultura tradizionale slovacca, e i riti ad esso collegati.
Le zampogne (in slovacco gajdy, solo al plurale) sono parte della tradizione di agricoltori e pastori nel territorio della Slovacchia fin dal XIV° secolo, e il loro uso è stato conservato di generazione in generazione fino ai giorni nostri. I suonatori di gajdy hanno una certa influenza sulle comunità locali per il loro ruolo negli eventi culturali tradizionali e perché la musica, scrive l’Unesco, «richiama un senso di identità per il pubblico». Le abilità di costruirle e suonarle sono trasmesse nelle famiglie e nelle comunità attraverso un percorso formativo formale e non formale.
La lista del Patrimonio immateriale Unesco comprende 314 voci che riguardano tutto il mondo. Con la zampogna (2015) sono ora tre gli aspetti della cultura popolare slovacca protetti dall’Unesco. Gli altri sono la Fujara (2008), grande flauto in legno dal suono profondo, e la musica dell’area di Terchová (2013).
In lista di attesa, ovvero pronti ad essere candidati – un processo che prende un paio di anni – ci sono altri elementi della cultura popolare slovacca, già parte del patrimonio culturale nazionale. Tra di essi, la fiera popolare Radvanský jarmok che si svolge ogni anno a settembre a Banska Bystrica dalla metà del Settecento, gli ornamenti tipici delle case del villaggio di Čičmany, la grande fiera di Banská Štiavnica (Banskoštiavnický Salamander) che si svolge intorno alla processione delle antiche corporazioni di quello che era un centro minerario di grande importanza nel Regno d’Ungheria, tradizione anch’essa nata nel Settecento insieme all’Accademia Mineraria che fu il primo istituto del genere nell’Impero, o il teatro di figura slovacco tradizionale.
(Fonte Turismoslovacchia.it)
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Foto unesco.org