Mostre slovacche in corso in Italia

Sono ancora in corso per alcuni giorni a Roma, presso l’Ambasciata Slovacca e altre sedi, tre mostre “slovacche” che forse ancora non avete avuto l’opportunità di vedere.

Il Limes romano in Slovacchia

Si comincia con la grande mostra documentaria ospitata presso il Mercato di Traiano, ai Fori Imperiali, visitabile fino al 18 novembre, intitolata “I confini dell’Impero Romano – Il Limes danubiano – Da Traiano a Marco Aurelio”. La rassegna ha l’obiettivo di definire il concetto di “Limes danubiano”, ovvero la linea di confine nord-orientale dell’Impero Romano interessato in particolare dal corso del fiume Danubio. Un luogo di frontiera, e dunque di potenziale scontro, ma anche e soprattutto di incontro e di scambio tra due civiltà, relazioni sia umane che commerciali. Parliamo di un itinerario di 1.500 chilometri costellato da fortezze, torri di avvistamento e insediamenti civili, oggi distribuito in quattro nazioni: Germania, Austria, Slovacchia e Ungheria.

Un progetto congiunto transfrontaliero che è stato proposto per la candidatura a sito del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Tra pannelli didattici e le parole di Marco Aurelio si illustrano i maggiori siti archeologici nel territorio della Repubblica Slovacca, in particolare i campi militari di Rusovce – Gerulata e Iža Leányvár (Kelemantia), i siti archeologici di DevinDubravkaStupava e, uniche nel loro genere, le costruzioni del I secolo a.C. messe in luce negli anni 2008-2014 presso il Castello di Bratislava.

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Lo spazio indipendente per l’arte contemporanea AlbumArte a Roma ospita, fino a sabato 3 novembre, una doppia mostra personale degli artisti Jaro Varga (Trebišov, Repubblica Slovacca, 1982) e Shubigi Rao (Mumbai, India, 1975), curata da Lýdia Pribišová.

Jaro Varga, Untitled I, 2008 – site specific installation

Il lavoro di Varga si estende su un ampio spettro di tematiche che vnno dalla topografia geopolitica agli archivi, dlala fallibilità delle istituzioni agli eventi storici dimenticati, fino a memorie e storie intime. Tre sono le installazioni site-specific dell’artista slovacco per questa mostra romana: Library, bianca e anonima biblioteca domestica che invita i visitatori a porre, sulla sua superficie, i loro titoli preferiti, andando a definirsi sia come lavoro partecipativo che particolare indagine sulle tendenze sociali e politiche locali; Untitled II, che è invece una collezione di titoli di libri che, in modi diversi, contengono la parola ‘end’, fine. In Someone’s Else Dream, infine, è un insieme di copertine di libri cancellate che riportano una frase ispirata agli scritti di Foucault presenti nella sua Storia della sessualità: “Non posso liberarmi dall’oppressione del potere, della conoscenza e della sessualità”.

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Le chiavi di Roman Ondák

A Belluno è stata inaugurata pochi giorni fa una personale di Roman Ondak, artista concettuale nato a Žilina nel 1966, riconosciuto a livello internazionale con partecipazioni a rassegne di grande respiro come la Biennale di Venezia o dOCUMENTA Kassel. La sua installazione “Adam’s Keys” (2016) rimarrà visitabile fino alla fine di gennaio 2019 presso la mezzaterra11 – flat gallery.

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Good Vibrations – Igor Cvacho

Una terza mostra è allestita presso i locali dell’Ambasciata della Repubblica Slovacca. In “Good Vibrations”, Igor Cvacho, artista eclettico dalle molteplici inclinazioni, anche musicali. Nella sua personale a Roma, che rimarrà a disposizione ancora un mese, sono esposte opere che spaziano tra pittura e grafica dove il colore e le geometrie giocano un ruolo fondamentale, e certo non solo decorativo.

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