A Ferrara è passato il meglio della cultura slovacca

La Slovacchia, con la sua ricchezza culturale, è “atterrata” a Ferrara nell’ottobre scorso e per due giorni si è messa in passerella: musica, arte, storia e turismo sono stati protagonisti di quattro appuntamenti tra venerdì 10 e sabato 11 ottobre presso Palazzo della Racchetta, in una ideale continuazione, nelle fastose sale del palazzo medievale, del Ferrara Art Festival che per oltre quattro mesi in quella sede ha accompagnato la vita culturale cittadina con eventi d’arte plurimi e a 360 gradi. Ad organizzare il tutto è Občianske združenie (associazione) Allegra di Bratislava, che da anni si pone come soggetto promotore della Slovacchia in particolare nell’Italia settentrionale.

La mostra

La manifestazione si è aperta con la mostra di 35 artisti tra i più noti della scena contemporanea slovacca, che hanno portato nella città estense una scelta di circa sessanta loro opere. Nel gruppo di artisti vi sono scultori, pittori, fotografi, incisori, alcuni per la prima volta in Italia anche se hanno esposto in diversi altri angoli del mondo. Artisti di diversa estrazione culturale e diverse generazioni: dall’ultra novantenne Tibor Bártfay, maestro riconosciuto quale iniziatore della scultura contemporanea slovacca, a giovani trentenni che già hanno imboccato con sicurezza la loro strada, passando per una generazione di artisti maturi che spesso insegnano nelle accademie alle giovani generazioni. Tutti, comunque, fedeli alle tecniche “classiche” dell’arte, che ritengono più durature e di qualità, declinando le seduzioni dell’era moderna e digitale, in linea con i principi del gruppo Spectrum ART al quale appartengono.

Gli artisti presenti a Ferrara. Da sinistra: Marian Krajčovič, Daniel Bidelnica, Drahomír Prihel, [Pierluigi e Zuzana Solieri], Ondrej 4.

La musica classica mitteleuropea e le sue ispirazioni popolari

A riscaldare a dovere la serata, se non fosse bastata l’arte poliedrica e di sorprendente qualità della mostra (cosa riconosciuta peraltro da diversi artisti locali presenti), Palazzo della Racchetta è stato scena privilegiata per un concerto dei Diabolské Husle – il Violino del Diavolo – gruppo musicale leggendario in Slovacchia, il cui nome già la dice lunga su cosa ci si può aspettare. Il concerto ha percorso, con gli strumenti acustici tradizionali e tipici della regione (violini,  viole, contrabbasso e cimbalom), lo stretto legame tra la musica popolare centroeuropea dell’8-900 e le opere di diversi compositori che vi si sono ispirati (Brahms o Dvořák tanto per fare due nomi).

“La Passione nel Cuore” – Ján Berky-Mrenica & guests

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Grande guerra: l’Italia e il ridisegno dell’Europa Centro-Orientale

Il secondo giorno, la Libreria IBS, la più grande della città con i suoi quattro piani di scaffali, ospitata nell’imponente Palazzo San Crispino già sede nel XVI secolo della locale università, è stata teatro della presentazione del libro “Il Patto di Roma e la Legione Ceco-Slovacca” (autori vari, a cura di Francesco Leoncini), edito da Kellerman. Il libro, che si inserisce nella cornice dell’anniversario della Grande Guerra, analizza l’ultimo anno di guerra e il ruolo che l’Italia si ritagliò nel sostenere le richieste di indipendenza delle nazioni slave dell’Impero Asburgico e ridisegnare quella parte del continente che va dall’Europa centrale ai Balcani. Il “Patto di Roma” della primavera del 1918 fu un passo strategico che avrebbe portato il governo italiano di Orlando a concedere alle nazionalità ceca e slovacca un riconoscimento ufficiale grazie alla creazione di una Legione Ceco-slovacca che combatté con gli italiani sul Piave e in Trentino. Pochi mesi dopo nacque la Repubblica Ceco-slovacca. Uno dei maggiori artefici di questi avvenimenti è la figura poliedrica e sorprendente dello slovacco Milan Rastislav Štefánik, astronomo, aviatore, diplomatico, politico per passione, e infine generale dell’armata francese, che visse brevemente ma realizzò in pochi anni risultati che hanno segnato il suo Paese nel secolo a venire. Morì in un incidente aereo a Bratislava rientrava in patria a guerra conclusa. Con lui perirono tre aviatori italiani.

Il prof. Francesco Leoncini presenta il volume “Il Patto di Roma e la Legione Ceco-Slovacca”

A parlare del libro e di questo personaggio straordinario, europeo di grande statura, il curatore Francesco Leoncini, già professore di storia contemporanea dell’Europa Centrale alla veneziana Ca’ Foscari, e studioso di paesi slavi. Con lui ha conversato la professoressa Fiorenza Bonazzi dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Presenti alla presentazione gente comune ed accademici, l’ex vice sindaco di Ferrara Luigi Davide Mantovani, membro dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, la presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea prof.ssa Anna Maria Quarzi, il prof. Marco Bonora, docente di Economia all’Università di Bologna e conoscitore dell’Europa Centro-Orientale, la prof.ssa Renata Kamenarova, docente di Lingua e Letteratura Slovacca presso l’Università di Bologna, sede di Forlì, e insieme a lei alcuni dei numerosi studenti del suo corso.

La musica gitana, dall’Europa Centrale al resto del Mondo

Era presente in questo secondo giorno di eventi il Console onorario della Repubblica Slovacca in Emilia Romagna, Alvaro Ravaglioli, che ha fatto un ampio saluto sia agli intervenuti in libreria che al seguente concerto di chiusura, di nuovo presso il Palazzo della Racchetta. Dopo i saluti e i convenevoli, oltre due ore di musica di nuovo con i Diabolské Husle, che questa volta hanno accompagnato il pubblico in un lungo e disordinato tour di esplorazione del vasto e ammaliante mondo gitano. Passo passo, sono sfilate una ad una fascinose e magnetiche melodie rom di diverse regioni d’Europa e del mondo, che hanno, grazie alla solidità della costruzione musicale e agli arrangiamenti incisivi del leader Ján Berky-Mrenica,  coinvolto anche il pubblico più difficile, portando anche i più compassati a battere mani e piedi al ritmo indiavolato tenuto dai sette musicisti.

Il console onorario Alvaro Ravaglioli apre la seconda serata
“Canzoni Gitane del Mondo” – Diabolské Husle (Violino del diavolo)

Il turismo: Bratislava e la sua regione

Nel corso dei due giorni, con una appendice la domenica, i locali del piano terra del palazzo hanno ospitato una presentazione turistica della capitale Bratislava e della sua regione. La città ha una lunga e interessante storia che l’ha vista crocevia di popoli e culture, e soprattutto protagonista, per quasi tre secoli, quando divenne capitale del Regno d’Ungheria mentre a Budapest dominavano gli Ottomani. Fu allora che nella Cattedrale di San Martino furono incoronati 18 re e regine austro-ungheresi. Tra essi anche Maria Teresa nel 1741.

Posta sulla Via dell’Ambra, Bratislava si è vista cambiare nome diverse volte nel corso della storia – cinque, caso forse unico in Europa – a testimonianza della stratificazione di culture e genti di diversa nazionalità: Istropolis in latino, Pressburg in tedesco, Pozsony in ungherese, Prešporok in slovacco, e infine Bratislava quando divenne parte della Ceco-Slovacchia nel 1918. La regione che la circonda, confinante con la campagna viennese, unisce alla piana alluvionale e alle aree umide del Danubio i dolci pendii dei Piccoli Carpazi, le colline che, a partire dal centro storico di Bratislava, si estendono e innalzano poco a poco raggiungendo nel nord-est del  Paese i maggiori picchi europei dopo le Alpi. Sui Piccoli Carpazi si pratica da millenni la viticoltura, con cantine e vini che oggi hanno raggiunto risultati notevoli in diverse importanti manifestazioni vinicole mondiali.

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(P.S.)