Enrico Rava a Bratislava: sempre alla ricerca di qualcos’altro, “diciamo che sono un tipo curioso”

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Prima volta in Slovacchia, lo scorso weekend, per Enrico Rava, trombettista tra i più noti a livello internazionale e leggenda del jazz Made in Italy, ormai sulla piazza ai più alti livelli da quattro decenni, da quando a metà degli anni Sessanta iniziò nella band di Gato Barbieri, trasferendosi poco dopo a New York dove entra nel giro del bebop jazz e anche in alcune formazioni di avanguardia. Negli Usa ha collaborato con personaggi come Pat Metheny, Michel Petrucciani, John Abercrombie, Joe Henderson, Richard Galliano. Ha pubblicato oltre 40 album da solista, e una serie di registrazioni ispirate a Miles Davis con un’altra leggendaria tromba del Belpaese, Paolo Fresu.

Rava è stato ospite, venerdì 21 ottobre, della 42esima edizione – autunnale – del festival Bratislava Jazz Days, che per tre giorni ha invaso l’auditorium fieristico Incheba nella capitale slovacca. Rava, classe 1939 ma un’energia da invidiare, si è presentato con la formazione Tribe, un progetto nato dieci anni fa.

Pubblichiamo qui l’intervista a Rava fatta dalla direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Bratislava, Antonia Grande, e pubblicata su Buongiorno Slovacchia.


Che impressione ti ha fatto questa capitale mitteleuropea?

L’ho trovata molto bella, tenuta benissimo e molto viva. Ovviamente non ho certo avuto modo di conoscerla in un giorno, però l’impressione è stata molto, molto positiva.

Puoi raccontarci qualche aneddoto dell’inizio della tua carriera quando hai collaborato con Steve Lacy e hai inciso “The Forest and the Zoo”?

Beh, la prima cosa che mi viene in  mente é: come mai siamo rimasti a Buenos Aires un intero anno? Le cose sono andate così. Col quartetto di Steve Lacy, che oltre a me comprendeva i due sudafricani Johnny Dyani e Louis Moholo, facevamo una musica talmente all’avanguardia e ostica che il nostro pubblico in Europa anziché aumentare diminuiva. Da qui la decisione di accettare l’offerta di un teatro di Buenos Aires che ci voleva per una settimana. Il problema è che i biglietti aerei che ci avevano mandato erano di andata e ritorno Roma  – Buenos Aires – Roma. Validità minima 7 giorni.massima 15. Poiché non eravamo sicuri di dove volevamo andare da Buenos Aires è successo che siamo rimasti oltre i 15 giorni previsti facendo scadere i nostri biglietti. Per cui siamo rimasti in Argentina cercando senza successo di mettere insieme i soldi per dei biglietti per New York. Ed é così che siamo rimasti più di un anno a Buenos Aires, beccandoci anche un golpe militare che avrebbe portato la dittatura di Ongania. Prima di partire comunque abbiamo fatto un concerto d’addio organizzato dal grande compositore Ginastera. Concerto da cui fu tratto il disco per la Esp “The forest and the zoo”

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Foto IIC / Ján Vlk-Drea