Sulle tracce della sanguinaria contessa Báthory – 400 anni dopo tra storia e leggenda

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Nella sua rubrica Travel, il sito web del canale televisivo americano CNN ha raccontato ieri la vicenda di Erzsébet Báthory, la contessa ungherese accusata dalla leggenda (e in parte dalla storia) di essere forse la più sanguinaria di tutte le sanguinarie. In confronto, la regina Maria I Tudor, detta La Sanguinaria – in inglese Bloody Mary, da cui il cocktail – le fa un baffo con i suoi 274 protestanti uccisi che le meritarono il soprannome.

Esattamente quattro secoli fa, il 21 agosto 1614, Erzsébet Báthory (in slovacco Alžbeta Bátoriová) morì a 54 anni, lasciandosi morire di fame, dopo essere stata murata viva nella torre del suo castello a Čachtice quattro anni prima, con solo una feritoia per ricevere il cibo. CNN parte proprio dal castello, di cui rimangono le rovine, sito sulle pendici dei Carpazi nel distretto di Nove Mesto nad Vahom, a lato della strada che da Bratislava porta a Trenčín.

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Ritratto di Erzsébet Báthory

La contessa è considerata la “serial killer” di sesso femminile più profilica di tutti i tempi, e se nei suoi appunti sono stati trovai i nomi di 650 fanciulle, le giovani uccise e spesso torturate da lei e quattro dei suoi servi sono più probabilmente, per gli storici, tra le 100 e le 300; c’è chi dice 400. La nobildonna aveva l’abitudine di bagnarsi nel sangue delle sue vittime, quasi soltanto vergini, allo scopo di mantenere giovinezza e avvenenza.

Stemma di Erzsébet Báthory

Andata sposa quindicenne al ricco nobile Ferenc Nadasdy, un eroe nazionale ungherese delle guerre contro i turchi, divenne vedova ancora giovane, dopo aver comunque passato gran parte del matrimonio sola a gestire i beni della casata, tra le più ricche e influenti del Regno d’Ungheria, come del resto era la famiglia Báthory, mentre il marito era fuori in battaglia. Probabilmente fu soltanto dopo la morte del marito che Erzsébet perse la bussola, un fatto non sorprendente per alcuni studiosi che hanno verificato come i matrimoni tra consanguinei nella sua famiglia avessero già provocato disturbi nervosi in alcuni parenti. Facile a passare dalla quiete alla collera fin da bambina, Erzsébet dette segni di squilibrio più volte e manifestazioni sadiche, che incrementarono quando prese iniziò a frequentare un’esperta di magia nera che la iniziò alla stregoneria.

Non è accertato quando cominciarono i delitti, si dice nel 1585, ma è certo che dopo essere rimasta vedova nel 1604 sicuramente i fatti si sono moltiplicati. Trasferitasi con la sua corte nel villaggio di Čachtice, dominato dal castello, sempre più spesso scomparivano delle giovani ragazze dai villaggi circostanti. Secondo la leggenda, un giorno la contessa schiaffeggiò una serva, e alcune gocce di sangue colarono dal naso di questa sulla mano di Erzsébet, che in seguito constatò che la sua pelle in quel punto era ringiovanita. Le vittime venivano spogliate, incatenate a testa in giù e sgozzate per raccoglierne il sangue che sgorgava caldo. Quando le vergini cominciarono a scarseggiare, la contessa istituì una sorta di “accademia” per le figlie dell’aristocrazia, che subivano la stessa sorte. Ma la sparizione di queste ragazze di “rango” cominciò a far parlare in giro, e la voce arrivò fino al re Mattia che ordinò una indagine sulla contessa. Gli inviati del re la trovarono mentre torturava delle ragazze, mentre corpi e parti di essi erano in diverse stanze del castello.

Rovine del castello di Čachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Il castello di Čachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Si dice che a fare la delazione potesse essere stato per gelosia György Thurzó (Juraj Turzo), Palatino del Regno d’Ungheria e uomo molto ricco e potente, che avrebbe voluto appropriarsi anche delle ricchezze di Erzsébet, non essendo riuscito a conquistare a suo tempo la contessa con il fascino. Ad arrestarla dopo la scoperta fu lo stesso Thurzó, inviato dal re allo scopo. Considerando che un processo e un’esecuzione pubblica avrebbe provocato uno scandalo nella corte, disonorando peraltro una famiglia dai nobili trascorsi, si decise di rinchiudere la nobildonna senza processo, e dimenticarsi di lei e dei suoi delitti. Tre dei suoi aiutanti vennero processati e giustiziati dopo essere sottoposti a tortura. I suoi beni vennero inglobati dal re, al quale la contessa aveva concesso numerosi crediti.

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Rovine del castello di Čachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Il castello di Čachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Il castello di Čachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Čachtice (ed.h@Flickr, CC-BY-NC-SA/Share alike)

CNN nota la piacevolezza della passeggiata nel bosco per raggiungere le rovine del castello, riaperto nel mese di giugno dopo due anni di restauri, del quale rimangono in piedi due torri e una cappella. È ancora visibile la torre nella quale la contessa Báthory ha passato i suoi ultimi anni. Il villaggio ricorda la contessa con una grande statua in legno in piazza. Gli anziani del villaggio hanno un sentimento di vergogna per la memoria della sanguinaria Erzsébet, scrive CNN, mentre i giovani non se ne preoccupano granché. Nel villaggio c’è la chiesa di San Ladislao, del XIV° secolo, dove la contessa sarebbe stata sepolta, ma nessuno avrebbe mai trovato la sua tomba. La chiesa ospita tre pannelli lignei appartenuti al castello, l’unico resto oltre alle rovine sulla collina. Il turismo oggi si nutre di questo mito, e pure un vino è stato chiamato “Sangue di Báthory”, un rosso (naturalmente) in degustazione presso l’antico palazzo tardorinascimentale all’interno dell’abitato dove la contessa avrebbe svolto molte delle sue torture.

Il maniero Draškovič – Draškovičov kaštieľ

Oggi la casa padronale di Erzsébet Báthory, detta anche maniero Draškovič (Draškovičov kaštieľ), è la sede di una mostra del Museo di Trenčín incentrata sulla storia ed etnografia di Čachtice e dei suoi dintorni. A parte gli oggetti storici, sono esposti anche reperti che documentano le tradizioni culturali e folkloristiche locali sotto il Castello di Čachtice (Čachtický hrad). In esposizione una collezione di armi storiche, documenti dell’epoca, componenti di abbigliamento e gioielli, la raccolta dei ritratti dei membri dei clan aristocratici e di piccoli proprietari terrieri locali, oltre a reperti storico-archeologici ritrovati durante i lavori di ristrutturazione. Le ceramiche e l’artigianato documenta la cultura popolare di Čachtice. Dall’agosto 2008 è stata aggiunta la mostra “Alžbeta Báthoryová – Krutosť ukrytá v čipkách” (La crudeltà nascosta tra i pizzi) che presenta la ricostruzione degli abiti di Erzsébet Báthory sulla base delle rappresentazioni contemporanee.

La collina del castello, Čachtický hradný vrch, è una riserva naturale nazionale sui Piccoli Carpazi, creata nel 1964 su un’area di 56,17 ettari. La vegetazione a steppa vanta specie mediterranee e xeroterme, e vivono qui rare specie di insetti. Menzionato per la prima volta all’inizio del XIII secolo, il nucleo più antico del castello fu presumibilmente costruito in una dozzina di anni a partire dal 1263. Tra i proprietari più prestigiosi vi è stato Matúš Čák Trenčiansky (Máté Csák di Trenčín),  aristocratico ungherese e capo militare, che in realtà era più potente del sovrano stesso nell’attuale Slovacchia occidentale e centrale. Era soprannominato il Signore del Váh e dei Tatra, e nel XIX secolo la sua figura venne spesso descritta come simbolo della lotta per l’indipendenza in entrambe le letterature ungherese e slovacca.  Il castello fu distrutto da un incendio nel 1708 e fu l’inizio della sua fine. Nessuno lo fece riparare, fino a quando venne abbandonato a seguito di un successivo rogo nel 1799.

Il castello di Cachtice (Jan Sokoly@Flickr)

Diversi sono scrittori e registi che si sono ispirati alla vita di Báthory per scrivere libri e girare film. Ma anche la musica ha fatto la sua parte, numerosi gruppi di heavy metal hanno dedicato canzoni alla contessa. E qualcuno ritiene che la storia abbia influenzato anche lo stesso Bram Stoker per il romanzo Dracula uscito nel 1897. Nel 2008 il regista slovacco Juraj Jakubisko ne fece un film colossal e visionario (la produzione più costosa di sempre in Slovacchia e Repubblica Ceca) con interpreti internazionali (anche Franco Nero, che interpretò il re Mattia) e profusione di sangue – per fortuna finto – che purtroppo fu ignorato dai distributori occidentali.

Video: il film “Báthory” di Jakubisko

(P.S.)

Foto sotto al titolo: Castellodi Cachtice (ed.h)